lunedì 22 agosto 2011

Finco: un ecoprestito può rilanciare l’edilizia abitativa


Patrimonio edilizio di Roma
Il Patrimonio abitativo esistente contribuisce per oltre il 35% alle emissioni di CO2 del nostro
Paese.
Occorre dunque una misura riguardante un progetto per la incentivazione dell’efficienza energetica nelle abitazioni private tramite “eco prestiti”, atta ad abbattere questa grave percentuale di cui in premessa.
Essa si inquadra peraltro nel percorso volto alla riduzione del 20% delle emissioni climalteranti nonché all’incremento di una analoga percentuale in relazione al risparmio energetico ed all’uso di energia rinnovabile come da Direttiva europea.
La proposta – molto in sintesi – sviluppata in maniera analoga in Francia ed Inghilterra, prevede l’accesso a prestiti agevolati a tasso 0 per 10 anni fino ad un massimo di 30.000 euro per ciascun beneficiario.
Onde accedere a tale “eco prestito” occorrerebbe certificare di aver effettuato almeno due dei seguenti sei interventi: 

Incrementare le prestazioni energetiche, incrementa il valore
dell'immobile stesso.
  • Incremento dell’efficienza energetica delle coperture e delle pavimentazioni;
  • Incremento dell’efficienza energetica dei muri perimetrali;
  • Incremento dell’efficienza energetica delle finestre, porte esterne e schermature solari;
  • Sostituzione di apparecchi e sistemi per riscaldamento o produzione d’acqua calda sanitaria;
  • Installazione di apparecchiature e sistemi per riscaldamento e produzione di energia elettrica utilizzanti fonti rinnovabili o assimilate;
  • Installazione di apparecchiature e sistemi per la produzione d’acqua calda sanitaria utilizzanti fonti rinnovabili o assimilate.
La misura concorrerebbe - come detto - all'abbattimento delle emissioni di CO2 del patrimonio costruito.
Evitare la CO2eq vuol dire lottare contro i cambiamenti
climatici provocati dall'essere umano.
Dal punto di vista finanziario si avrebbe una copertura attraverso l’emersione di ulteriori redditi, quindi imposte, tenuto anche conto della minore esposizione in termini di penali CO2 che il Paese dovrebbe sopportare nel meccanismo di Emission Trading, dell’energia risparmiata, dell’occupazione creata o mantenuta. Ma anche dell’incremento delle entrate dello Stato, a copertura della stessa misura, attraverso l’IVA recuperata, IRPEF ed IRES aumentate, nonché l’indotto generato e l’impatto anticongiunturale.
Dovrebbe essere creato un apposito capitolo di spesa presso la Cassa Depositi e Prestiti  nonché chiesta la collaborazione delle Fondazioni Bancarie per le rispettive competenze territoriali, ai fini dell’abbattimento del tasso di interesse.
Infine, potrebbe essere utilizzato parte del Fondo Rotativo stanziato presso il Ministero dell’Ambiente.
L’Ecoprestito potrebbe essere rimborsato in dieci anni, ma i lavori dovrebbero iniziare entro il 2012 e terminare al massimo entro l’anno successivo.
Il prestito potrebbe essere riscosso in due tranche ad inizio e fine lavori; in modo da incentivare l’effettiva realizzazione degli interventi. 
L'ecoprestito risulta un nuovo modo d'"incentivo" per
spingere la persona a fare questo salto di qualità.
Una tale previsione potrebbe generare, oltre che un incremento di tutte le attività imprenditoriali connesse, anche un aumento occupazionale con un chiaro ed immediato effetto anticiclico, utile per superare l’attuale congiuntura e favorire la ripresa.
Naturalmente si tratta di una proposta relativa alla provvista finanziaria e pertanto, come detto in premessa, aggiuntiva e non sostitutiva delle attuali misure di detrazione fiscale opportunamente previste dal Governo quali il bonus del 55% per la riqualificazione energetica.

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